Comunità

Comunita' Terapeutica "Skipper"

Masone (GE)

Direttore Dott.ssa Monica Carnovale

Telefono 010/9269332 - 010/9269621

skipper@fiocco.it

skipper@fiocco.it

Fax: 010/9269736

Indirizzo: Via Vallestura, 10 - 16010 MASONE (GE)

Liguria

http://http://http://www.redancia.it


Comunità Skipper

Direttore Sanitario: Dott. Pasquale Pisseri

La Comunità Terapeutica Skipper nasce nel marzo 1998 per effetto della definitiva chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici della Provincia di Genova, Quarto e Cogoleto.
A vent'anni dalla Legge 180, gli ex Ospedali Psichiatrici, ospitavano ancora al loro interno un certo numero di pazienti non piccolissimo che erano stati lì ricoverati prima della Legge e che per varie ragioni, prima fra tutte, la mancanza di altri luoghi di cura, hanno continuato ad abitarli: il cosiddetto "residuo" manicomiale.
Lo smantellamento definitivo avviene soltanto vent'anni più tardi in conseguenza ad un'ulteriore normativa di legge che prevede ammende pecuniarie per le Regioni che non provvedano, entro l'anno, alla chiusura degli ex OO.PP.
La globalità di tale delicato e tempestivo processo che ha previsto la dismissione dei singoli pazienti e l'individuazione o la creazione ex novo di strutture residenziali idonee ad accoglierli, prende il nome di superamento. 
La Comunità Skipper si inserisce nella rete territoriale del superamento in modo del tutto nuovo e originale: essa è l'unica struttura residenziale, all'interno della nostra Provincia, creata appositamente per accogliere pazienti provenienti dai due ex OO.PP.
Il gruppo di lavoro impegnato in questo particolare compito proviene dal mondo delle cooperative sociali non profit e si ispira, in quanto ad orientamento culturale, al modello della Comunità Terapeutica; si tratta pertanto di un gruppo giovane, altamente motivato, professionalmente aperto e privo di "competenze" o fantasmi manicomialisti. Potremmo pertanto, con un po' di immaginazione e di gusto per le idee, definire lo Skipper come il risultato tecnico sicuramente originale, ci auguriamo efficace, di questo intreccio, di questo incontro tra una popolazione di pazienti portatori della massima cronicità istituzionale possibile con un gruppo di lavoro ad orientamento comunitario portatore di un progetto riabilitativo sulla persona.
Lo Skipper nasce come una struttura ad utenza bimodulare: sono cioè previsti due moduli da venti pazienti ciascuno, uno per pazienti psichiatrici e uno per disabili.È però evidente che, nella quotidianità, tutti gli ospiti convivono insieme.
Questa copresenza di pazienti così diversi, per esigenze e caratteristiche cliniche, deriva dalla vecchia impostazione manicomialista che non prevedeva la differenziazione clinica e il trattamento personalizzato che invece caratterizzano la psichiatria moderna.
Va inoltre detto che la distinzione tra i due gruppi non è, nella realtà dell'assistenza, sempre così marcata, i confini sono spesso indistinti.
È come se avessimo in realtà tre gruppi: gli psichiatrici puri (prevalentemente psicosi residuali), i disabili puri (pochi portatori di handicap gravissimi), e un terzo gruppo in cui convivono i due aspetti, in cui cioè il deterioramento disabilizza gli aspetti che furono psicopatologici e carica di sintomi psichiatrici quei pazienti inizialmente diagnosticati come medi o lievi oligofrenici. In una parola, la nostra utenza specifica è la cronicità.
Intendiamo con questo termine unconcetto composito che non si esaurisce nel "residuo" con cui attualmente lavoriamo, ma che comprende la fase cronicizzata delle malattie psichiatriche gravi anche non istituzionalizzate in precedenza o che lo sono state per tempi brevi e che ora necessitino di una permanenza residenziale a lungo termine.
Sappiamo che la cronicità è lo "zoccolo duro" dell'attuale situazione dell'assistenza psichiatrica nel nostro Paese: nel desiderio di eliminarla con un colpo di spugna, le varie amministrazioni le hanno sempre riservato scarsi investimenti sia economici che tecnici, relegandola in un vasto indistinto assistenziale che riguarda tutti e nessuno.
Sappiamo anche che, sfortunatamente, molti pazienti psichiatrici rientrano nel concetto di "cronico": pazienti, cioè che, indipendentemente dall'età (cronico non è sinonimo di vecchio) vanno incontro ad un rapido decadimento delle proprie condizioni psichiche globali per il convergere di diversi fattori (malignità della patologia, carenze dell'ambiente, solitudine, ecc.)
In una psichiatria che voglia dirsi moderna, anche la cronicità deve essere oggetto di un lavoro tecnico specifico non casuale, mirato e non custodialistico, usando al meglio le opportunità che la Comunità Terapeutica, così rivisitata, può offrire.
Il paziente psichiatrico cronico è portatore di diversi bisogni: alcuni li condivide con quelli del paziente più giovane e sintomaticamente florido (bisogno di relazioni significative con gli operatori, di una giusta miscela tra rispetto dell'individualità e comunanza con cui gli altri, di ascolto, e via dicendo), altri sono invece bisogni più specifici, e vengono così a costituire il nostro target elettivo.